I racconti "brevissimi di Energheia"

I brevissimi 2006 – Self control di Giovanni Pedrani_Legnano(MI)

anno 2006 (Le quattro virtù cardinali – La temperanza)

Luca era un giornalista piuttosto famoso. Lavorava per uno dei network più

importanti del Paese. Per la professionalità  che aveva, la sua emittente gli

concedeva di condurre anche dei programmi di intrattenimento e sportivi,

dati i suoi trascorsi agonistici. Se fosse stato meno riservato e più

desideroso di denaro, sarebbe potuto diventare una vera star.
Quel giorno uscì in fretta e furia di casa per dirigersi in redazione. Quando

giunse in ufficio si accorse che aveva lasciato inavvertitamente il materiale

per la sua intervista nello studio della sua abitazione. Che sbadato! Lui

così preciso! “Eppure ero sicuro di averli messi nella valigetta” penso tra

se e se ricostruendo l’atto di raccogliere quell’incartamento.
Prese l automobile e si diresse nella villetta di periferia che aveva

acquistato qualche anno prima. Viveva con la moglie ed una bambina che

di lì a pochi giorni avrebbe spento tre candeline. Un posto tranquillo e

pieno di verde. L’ideale per costruire e far crescere insieme una famiglia.
Quando giunse davanti al cancello notò con sorpresa che l’automobile della

moglie era nel vialetto. Curioso. Anna avrebbe dovuto essere già in ufficio,

dopo aver accompagnato la bambina all’asilo.
Attraversò il pergolato. Cercò nella tasca la chiave della porta. Era

insolitamente aperta.
Entrò osservando preoccupato il soggiorno muto.
Un pensiero lo colse.
Dall’altra parte della casa sentì dei sospiri, delle voci interrotte, dei gemiti.
Si diresse verso la camera, senza fare alcun rumore. La porta era

socchiusa.
La aprì lentamente, muovendo l’aria statica di una casa che pareva deserta.
Sul loro letto giacevano due corpi avvolti da un lenzuolo.
Un uomo, di cui non riusciva a vedere il volto, era su sua moglie.
La donna urlava di un piacere che Luca non aveva mai udito, al ritmo di un

inequivocabile amplesso.
Rimase qualche istante a fissare la scena con gli occhi sgranati, cercando

di indovinare il viso della moglie, che amava e di cui si fidava, contratto

nell’orgasmo.
La sua mano fu la prima a reagire a quell’impeto di passione. Scivolò

silenziosamente sul fondo dell’armadio aperto ed afferrò il coltello da sub

che usava durante le sue immersioni.
Saltò sul letto ed agguantò fronte dell’amante, inclinandogli con uno scatto

la testa all’indietro. Con l altra tagliò netto la gola!
Il sangue spruzzò fiotti sul viso della moglie che era rimasta a bocca

aperta trasformando l eccitazione in paura.
Luca inseguì la traditrice che stava cercando di scappare fuori dal letto. Lei

scivolò annaspando sul liquido viscoso rosso, che aveva imbrattato tutte le

lenzuola ed il pavimento.
La strattonò per i capelli. Lei cadde di schiena. La fissò negli occhi. Erano

terrorizzati ma ancora dolci e pieni di amore. Ma era amore per lui?
Sollevò il coltello.
Lei urlava, diceva cose incomprensibili. Ma non c’era più niente da dire!
Sentì una mano che gli afferrava il polso. Doveva essere l amante con il

suo ultimo disperato soffio di vita. Non si girò anche.
Fece più forza sull’arto e la presa scivolò sul sangue, liberando nel vuoto

la sua mano, che stringeva nel pugno l arma della vendetta!
Il braccio si abbatté impetuoso nel petto di Anna. 20 centimetri di gelido

metallo seghettato penetrarono nel suo cuore freddandola sul colpo.
Luca pensò di udire solo la voce del silenzio, in quell’attimo di morte

liberatoria. Invece era stordito da un turbinio di suoni, di immagini, di

persone.
Abbassò lo sguardo. La moglie, inspiegabilmente semisvestita, giaceva

paralizzata fissando il soffitto. Si girò l’amante ignoto era ancora steso sul

letto immobile, riverso sul petto, in un lago di sangue, incapace di

qualsiasi reazione.
Alle spalle del giornalista c erano due uomini che lo tenevano per le

braccia e per il collo, in un vano tentativo di frenare la sua furia omicida.
Tutta la stanza si era riempita di gente.
Avevano telecamere, microfoni, luci fotoelettriche.
Sulle divise di alcuni lesse la scritta “Candid Camera”.